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Il mitico pozzo
tra leggenda e realtà


 

Documento storico dell' 8 luglio 1352 
La domenica dell’8 luglio 1352, presso il Palazzo Comunale di Treviso fu stipulato un importante contratto tra vari rappresentanti della comunità di Camalò ed alcune maestranze, per l’esecuzione di un pozzo.
Era presente anche il notaio Pietrogiovanni da Villorba ma abitante in Camalò, il quale aveva ricevuto speciale mandato per la formalizzazione dell’atto da rogare presso il notaio Salono di Castelfranco.
L’accordo prevedeva che tali Francischino da Piacenza abitante a Treviso, Benedetto da Padova - tagliapietra - abitante in contrada San Leonardo di Treviso, Aniano di Marostica - muratore - abitante in Calmaggiore di Treviso, e Renaldo da Anguillara – anch’egli muratore - abitante in Treviso, costruissero un pozzo in Camalò,
nello stesso punto in cui esistevano le tracce di un precedente pozzo.
 
Queste erano le condizioni stabilite:

  • scavare in profondità fino a 18 passi (= 18 x 1,737 = m. 31,25) alla ricerca delle vecchie fondamenta;

  • se, alla profondità di 14 passi (= m. 24,30), avessero trovato lo strato di terra sabbiosa del vecchio pozzo in grado di conservare un livello di 4 piedi di acqua (= 4 x 0,347 = m. 1,38), i mastri muratori avrebbero potuto sospendere i lavori di scavo, procedere alla finiture del pozzo e della relativa copertura ed essere pagati per l’opera svolta fino a quel punto;

  • se, a quella profondità, l’acqua non fosse stata riscontrata sufficiente, i lavori di scavo si sarebbero dovuti proseguire fino ai 18 passi pattuiti

  • se, raggiunti i 18 passi, non si fossero ancora riscontrate le condizioni richieste, cioè m. 1,38 di livello d’acqua, i lavori di scavo sarebbero dovuti continuare fino al raggiungimento di tali condizioni. In questo caso le maggiori spese sarebbero state a carico dei committenti;

  • la popolazione avrebbe dovuto concorrere alla fornitura e al trasporto delle pietre cotte e della creta in quantità sufficienti provenienti dalla fornace del Maretto (zona di Sant’Angelo di Treviso, ved. A. Bozzetto), del legname e di quant’altro necessario;

  • avrebbe dovuto, altresì, provvedere all’alloggio del personale ed alla fornitura di cibo e bevande…;

  • costo pattuito: 350 lire piccole, alle quali si sarebbero dovuti aggiungere i maggiori costi in caso di prolungamento dello scavo oltre i 18 passi pattuiti.

  • tempo previsto per il completamento dell’opera: un anno.

 
Quale sia stata la quota raggiunta in profondità per ottenere il sospirato livello di un metro e mezzo d’acqua stabile, non risulta documentata.
Tuttavia. G.B. Alvise Semenzi - Segretario Relatore per le Scienze dell'Ateneo di Treviso - nel 1864 scrive: “
Camalò ha il più profondo pozzo della provincia, giungendo a 44 metri” (AA.VV., Treviso e la sua Provincia in Grande Illustrazione del Lombardo Veneto, Ed. Corona, Milano,1864, p.670).
Sembra più realistica quest’ultima quota di profondità, cioè 44 metri.
 
Sicuramente questo pozzo deve aver avuto la sua importanza dal momento che una comunità così piccola si era caricata di una spesa tanto rilevante. Secondo lo storico G.B.Tozzato, in un suo articolo apparso su La Tribuna del 19 agosto 2000, le 350 lire pattuite per la realizzazione del pozzo di Camalò erano equivalenti al valore di circa venti campi di terra.
 
Curiosità
Una leggenda popolare giunta fino ai giorni nostri racconta che il Buon Dio, creando la Terra, per darle una forma tonda ebbe la necessità di infilarvi la punta del compasso e lo fece proprio a Camalò, lasciando un buco profondo che divenne poi un pozzo utile ad attingere l’acqua da bere. Da qui, forse, anche l’altra leggenda che definisce
Camalò in mezzo al mondo. Leggenda, questa, divulgatasi in tutto il territorio a tal punto che ovunque si vada, se si cita Camalò, si troverà sempre qualcuno che aggiungerà la famosa locuzione in mezzo al mondo!
 
Tutto sommato, possiamo ritenerci fortunati per aver avuto la possibilità di consultare questo importante documento conservato fino ai giorni nostri.
Non solo, ma abbiamo anche la fortuna che questo mitico pozzo,
scomparso alla vista degli abitanti negli anni ’50 per l’ampliamento della sede stradale dell’attuale via Mario Fiore, è tuttora esistente.

Che non fosse stato totalmente interrato lo si sapeva dai racconti dei nostri anziani.
Prova ne è che qualche decennio fa, durante lo scavo per la posa in opera della rete del gas metano, fu messo in luce il lato esterno del suo anello superiore di mattoni cotti.
Si è potuto così rilevare la sua integrità e osservare la sua copertura che è costituita da una spessa lastra di cemento armato, al di sopra della quale è steso il manto d’asfalto dell’attuale sede viabile.

Bella e curiosa la storia del nostro pozzo! 

 

Qualche idea
C’è, tuttavia, qualcosa di più che potrebbe sollecitare ancora la nostra fantasia.

Infatti, del pozzo preesistente non si hanno altre notizie se non quelle sopra riportate.
A quale epoca poteva risalire?
Per quale motivo si era reso inutilizzabile: per un crollo autonomo, per un saccheggio di guerra o per cos’altro?
Se fosse stato costruito veramente in epoca romana, come ipotizzato sia dal Bozzetto che dal Tozzato, forse troverebbe maggior consistenza anche l’ipotesi di un insediamento romano di tipo
Campus allodii, da cui il toponimo Camalodium, Camalò.
Corre voce, non suffragata purtroppo da indizi certi, che
alla parete interna del pozzo, ad una certa profondità, sia collocata una targa in pietra.
Esisterà davvero questa targa? E, se sì, cosa starà ad indicare?

Sono curiosità, queste, che potrebbero essere in parte soddisfatte con piccoli interventi preliminari i cui costi non dovrebbero essere eccessivamente impegnativi.
Ottenute le debite autorizzazioni dalle competenti Autorità, anche quelle per ovviare ai problemi della viabilità, si potrebbe sollevare la copertura in cemento che, come riferito poco sopra, è appena sotto il manto di asfalto, e si potrebbe calare nel pozzo una sonda con telecamera per:
  - ispezionare e registrare lo stato di conservazione del reperto;
  - verificare l’eventuale esistenza della targa;
  - misurare la profondità attuale;
  - verificare la consistenza del fondale…

Sulla base delle informazioni così ottenute si potrebbe decidere il da farsi, come, ad esempio, la raccolta dei tutti i materiali presenti nel fondo al fine di una loro classificazione in reperti storici o semplici calcinacci.
 
La popolazione di Camalò è sempre stata molto sensibile per le iniziative a carattere religioso, sociale e culturale. Chissà se ci sarà qualcuno che prenderà a cuore questa iniziativa.

Iscrizione battuta a punzoni nel 1868 sulla gabbia protettiva del pozzo: 

" GIOVANNI GROSSO FECE IN CAMALO' ANNO DOMINI 1868 "

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